Le radici della scienza

 

di Annetta Ventura

 

Nella scienza galileiana ci sono tre diversi livelli di credibilità.

Il primo livello è quello del rigore matematico e degli esperimenti riproducibili 1, quello esposto da Galilei nei ‘Discorsi’, l’ultimo dei suoi libri.

Galilei utilizzava le misurazioni e le formule matematiche per descrivere le sue esperienze scientifiche, e a chi gli chiedeva perché perdesse tempo con gli esperimenti, rispondeva che quello era il modo per porre domande al creatore e per avere in risposta la logica usata per il creato.

 

Il secondo livello di credibilità della scienza galileiana si riferisce ai fenomeni su cui non possiamo avere un controllo diretto 1; su cui è impossibile fare esperimenti ‘in loco’.

È il regno dell’astrofisica, lo studio dei fenomeni naturali nell’universo.

Il primo esempio di scienza di secondo livello si trova proprio nel ‘Dialogo’ di Galilei.

Per verificare le ipotesi sull’evoluzione delle stelle, anche gli astrofisici moderni possono solo osservare le varie fasi in stelle diverse. La teoria delle stelle si basa su precise misurazioni e sulle sicure conoscenze raggiunte al primo livello.

Anche l’astrofisica non usa parole, ma formule.

Dato che l’indiscutibile credibilità scientifica si ha solamente al primo livello, la teoria sull’evoluzione delle stelle può subire degli aggiustamenti. La scoperta delle  stelle pulsanti e dei quasar - le sorgenti quasi stellari - hanno costretto gli astrofisici a rivederla. Potrebbe succedere di nuovo con i lampi di raggi gamma.

 

Il terzo livello di credibilità riguarda gli eventi che accadono una sola volta 1, fenomeni che non possono essere osservati mentre succedono, né possono essere sperimentati.

I tre diversi livelli di credibilità della scienza galileiana hanno però in comune le formule matematiche. Anche gli avvenimenti che accadono una sola volta possono essere descritti con il linguaggio delle formule e tenuti ancorati alle sicurezze raggiunte al primo livello.   

Esempio di terzo livello è la teoria sull’origine e sull’evoluzione del cosmo, dal big bang - la grande esplosione primordiale che diede inizio all’universo - fino ad ora. 

Le equazioni che riguardano l’evoluzione del cosmo si basano su tutto ciò che di riproducibile possa risultare necessario, ed esprimono una teoria che con il progredire delle conoscenze potrebbe subire delle variazioni.

 

Gli studi sull’evoluzione del cosmo si svilupparono soprattutto a partire dalla prima metà del XX secolo dopo le scoperte di Edwin Hubble (1889-1953). L’astrofisico americano  trovò che la Via Lattea, non è l’unica galassia dell’universo. Ce ne sono diversi miliardi.

Il Sole, poi, è una dei 200 miliardi di stelle che ruotano attorno al nucleo della Via Lattea; e il sistema solare non è al centro della galassia, come ipotizzato all’inizio del XIX secolo, ma si trova nelle vicinanze dei suoi margini .

Nel 1929 Hubble,  enunciò la legge sulla velocità di recessione delle galassie

Scoprì in pratica che l’universo non è statico, ma si espande e che  la velocità di allontanamento delle galassie cresce con la distanza. Se l’universo è stato costantemente in espansione  era logico supporre che fosse più piccolo, e che in qualche momento della sua storia, lontano nel passato, avesse avuto origine da un nucleo denso, esploso con una violenza estrema.  

L’energia che generò la materia, e lo spazio-tempo, si trovava concentrata in un unico punto. La teoria ci dice che questo punto doveva avere dimensioni inferiori a quelle delle più piccole particelle elementari, perciò temperatura e densità dovevano essere straordinariamente grandi.2

Dal big bang l’universo continua ad espandersi uniformemente, e a raffreddarsi.

Con la formula inversa della recessione delle galassie, si arriva all’età del cosmo; 15 o 20miliardi di anni ci separerebbero dall’esplosione che dette inizio all’universo. Il big bang continua ad essere oggetto di ricerche teoriche. Non tutti gli astrofisici credono che sia all’origine anche dello spazio-tempo.

 

L’evoluzione biologica della specie umana - lo sviluppo della vita, dalla prima cellula, fino all’uomo d’oggi - è uno degli eventi che accadono una sola volta.

 

Gli studi sull’evoluzione biologica della specie umana, non sono nati ieri - commenta il professor Zichichi1  - hanno due secoli di vita. Pur tuttavia gli esperimenti sull’evoluzione biologica delle diverse specie viventi non hanno portato ad una formulazione matematica. Come termine di paragone, ricorda il lavoro di sintesi di James Clerck Maxwell (1831-1879).

Il fisico e matematico scozzese riuscì a raccogliere in quattro equazioni duecento anni di esperimenti galileiani in settori apparentemente diversi ed indipendenti: l’elettricità, il magnetismo e l’ottica.

La teoria dell’evoluzione, continua ad essere descritta con le parole. È senza dubbio un argomento affascinante, però, non raggiunge il terzo livello di credibilità scientifica.

 

Il padre gesuita Carreira  Pèrez scrive che quando scopriamo che la vita primitiva, come è testimoniato dalle rocce sedimentarie, era inizialmente limitata a microscopici organismi unicellulari, e soltanto in seguito si sviluppa in forme sempre più complesse, appare illogico negare l’evoluzione come dato di fatto. Molte specie si sono estinte con il passare dei secoli tra cui, come è noto, i dinosauri 65milioni di anni fa, aprendo la strada al completo sviluppo dei mammiferi. 3

 

Gli investigatori del passato costruiscono un racconto che si avvale degli aiuti di  altre scienze, con svolgimenti molto interessanti.  Ma non è scienza galileiana.

Al tempo degli antichi Greci, all’alba della fisica e della metafisica, l’uomo riteneva di stare al centro dell’universo. Oggi sappiamo di essere invece alla periferia di una galassia, neppure tra le più estese, e in un sistema di pianeti che ruota attorno ad una stella di media grandezza. Però è sulla Terra che c’è vita, e c’è un’umanità intelligente.

Nel 2004, la Commissione Teologica Internazionale, al tempo presieduta dal Cardinale Ratzinger, pubblicò un documento sulla ‘Persona umana creata ad immagine di Dio’.  

Con lo sviluppo del cervello umano, - si legge - la natura e la velocità dell’evoluzione sono state alterate per sempre. Con l’introduzione di fattori puramente umani quali la coscienza, l’intenzionalità, la libertà e la creatività,  l’evoluzione biologica ha assunto la nuova veste di un’evoluzione di tipo sociale e culturale. 4  

 

La Chiesa accetta la teoria evoluzionistica, nel contesto del metodo naturalistico, per quello, cioè, che riguarda l’evoluzione della vita fino all’uomo.

Non può condividere che l’inizio della vita, e le qualità culturali e spirituali dell’uomo siano da attribuire all’evoluzione della materia.

L’intuizione di Darwin, sulla selezione naturale operante sulle piccole variazioni della specie che si formano casualmente rappresenta un modello interpretativo che viene esteso da molti a tutto il corso evolutivo. 5 – fa notare il professor Fiorenzo Facchini, ordinario di antropologia all’Università di Bologna, sacerdote e scienziato.

Nel Catechismo si osserva che la creazione non è uscita dalle mani del creatore interamente compiuta (n. (CCC 302).

Dio ha creato un mondo ‘in stato di via verso la sua perfezione ultima’.

Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde (n. 308).

In altre parole, l’inizio della vita ed il suo evolversi, fino ad arrivare all’uomo, come la coscienza e la ragione, non sono dovute al caso,. Risalgono al volere ‘di un agente personale trascendente, che agisce liberamente e intenzionalmente.’  4 

 

Scienza,  filosofia e teologia sono interessate all’apparire della vita e al suo sviluppo.

Giovanni Paolo II, nel 1985 affermava che la questione del giusto limite e della retta coordinazione dei differenti ambiti del conoscere umano aveva acquistato dimensioni nuove attraverso la nuova immagine evoluzionistica. Quello che è da riaffermare nella teologia (e in un retto ragionare) è il rapporto di dipendenza radicale del mondo da Dio, che ha creato le cose dal nulla, ma non ci è detto come. 5

 

Si potrebbe accennare alla storia della teoria sull’evoluzione biologica, e a come la Chiesa si sia espressa con chiarezza, dal 1950 in poi, con l’enciclica Humani generis di Pio XII, con gli interventi di Giovanni Paolo II, e con il documento del 2004 della Commissione Teologica Internazionale.

L’evoluzione biologica è ancora accompagnata da dibattiti e grandi polemiche.

Si potrebbe percorrere un altro tratto di questo cammino di scienza, e di fede,  cercando di ricordare che le convinzioni – intellettuali, religiose o etiche che siano - vanno sostenute con argomenti e non con giudizi, e che  la conoscenza dei diversi punti di vista ed il rispetto da parte di tutti sono alla base di ogni scambio di opinioni, dialogo, convivere civile. La polemica offende, e non produce risultati. È sterile, come l’invidia.

 


 

1         Antonino Zichichi,  Galilei divin uomo’, il Saggiatore, Milano 2001, pag. 158, pag. 165, pag. 167, pag. 247;

2         Margherita Hack,Vi racconto l’astronomia’, Laterza 2002, pag. 148

3         La civiltà cattolica, Emmanuel M. Carreira Pèrez,Scienza e fede: caso e progetto’, 18 febbraio 2006

4         Commissione teologica internazionale, anno 2004 ,‘La persona umana creata a immagine di Dio’,  63; 29

5         L’Osservatore Romano, 17 gennaio 2006,Evoluzione e creazione’ di Mons. Fiorenzo Facchini