LA CONFIDENZA DISPERATA
di Serena Polombito
A me è capitato ormai tante volte, ma anche altri me lo hanno raccontato e, purtroppo, accade con sempre maggior frequenza. Le parole con cui il bambino introduce il discorso sono quasi sempre le stesse: "Ti dico un segreto: sai che il mio papà e la mia mamma si sono separati!"
"Sai, ho un problema: adesso che il mio papà è andato via da casa, io lo vedo poco e non so come fare."
Potrei portare tanti altri esempi, ma di poco cambierebbero le parole e per nulla il pensiero che opprime la mente del bambino.
Una delle cose che mi colpisce di più, è che spesso accade di raccogliere questa confidenza ai primissimi incontri con il bambino, nonostante la scarsissima conoscenza e quando ancora non può essersi instaurato un rapporto né di amicizia, né di fiducia. È successo a me, come catechista, e la stessa cosa mi raccontava alcuni giorni fa un amico, allenatore di calcio. Un giorno sostituiva un collega ammalato ed era la seconda volta che vedeva quei giovanissimi atleti di dieci anni, quando durante una pausa, uno di loro lo avvicina e, traendolo in disparte, lo rende partecipe della sua angoscia segreta.
Ci sono due aspetti di questa situazione che mi fanno molto pensare: il primo è che con i genitori, lho accertato, largomento è tabù, il secondo è la rapidità con cui viene informata la persona nuova che abbia loccasione di rapportarsi con il bambino.
Perché i bambini con i genitori non ne parlano?
I bimbi ripongono in papà e mamma tutta la loro fiducia, non temono nulla al loro fianco, ad essi si appoggiano incondizionatamente per ogni necessità, ma se ad un certo punto lappoggio che ritenevano solidissimo ed incrollabile, improvvisamente si sgretola, e non per una ineluttabile disgrazia, che il bambino è sempre in grado di comprendere, ma per una scelta precisa, allora non esiste spiegazione, non ci sono parole di nessuna lingua del mondo, che possano far intendere ad un bambino che il papà e la mamma non si vogliono più bene e non possono più stare insieme. Si sente talmente tradito da rimanerne come soffocato. Se un genitore se ne va di casa, è inutile che cerchi di spiegare al figlio che comunque continuerà a volergli bene, il figlio ormai non gli crede più, ha perso la sua fiducia in lui, anche perché la sua logica ferrea lo induce a pensare che in realtà, se gli volesse bene davvero, gli rimarrebbe accanto; ugualmente ha perso fiducia nellaltro genitore, quello con cui ancora vive, che accusa di non aver saputo impedire la tragedia.
Altrettanto grave però è quello che il bambino, in questi casi, pensa di se stesso: senza rendersene conto, si sente responsabile di ciò che è accaduto; forse li ha fatti arrabbiare e si sono stancati di lui, era certamente per causa sua che litigavano quando li sentiva urlare e si nascondeva, un po per non sentirli e un po nella speranza che, non vedendolo, si dimenticassero delle sue colpe e tornassero allegri. La sua mente infantile mescola e confonde le sgridate che ha preso con le discussioni dei genitori e di tutto si sente terribilmente colpevole.
La paura, la tristezza, il dolore, langoscia crescono nella sua piccola anima, la opprimono e diventano così pesanti e insopportabili che bisogna assolutamente parlarne con qualcuno, ma di papà e mamma non ci si può più fidare, poi sono nervosi, sempre stanchi, distratti, allora si cerca fuori di casa un confidente che sia capace di ascoltare. Va bene il catechista, va bene lallenatore, non importa se lo si conosce poco, basta che si mostri sorridente, paziente, accogliente
Così quando sento dire: "No, il bambino non soffre, lha presa bene, ha capito che in fondo era la soluzione migliore per tutti, vede il papà ogni quindici giorni " anche a me si stringe il cuore, penso alle struggenti parole di cui sono depositaria e vorrei gridare: "Non è vero che ha capito, ma non te lo dirà mai; come si può essere così ciechi, così superficiali, così egoisti?"
Nessuna coppia è assolutamente esente da momenti di crisi o di difficoltà, ma tutto è accomodabile se lintelligenza ed il buon senso si impegnano a risolvere i problemi prima che ingigantiscano. Non si può lasciare che legoismo e le insoddisfazioni personali prendano il sopravvento a discapito della serenità dei bambini, non si ha il diritto di distruggere lanimo a chi si è dato la vita e lanimo dei bambini è particolarmente sensibile e fragile. Ignorarlo significa tradirli e ferirli per sempre.