TELEVISIONANDO

(L’OPINIONE DI UN TELEUTENTE…)

di Alberto Cevenini

Ogni domenica, alle ore 18.30 circa, RETE 4 ripropone i vecchi episodi del telefilm "COLOMBO".

PETER FALK incarna il celeberrimo tenente della sezione omicidi del dipartimento di polizia di Los Angeles. Egli viene chiamato ogni volta che avviene un delitto nell’alta società, nelle eleganti ville di Beverly Hills o nelle faraoniche piscine adiacenti.

Iniziata nel 1968, questa serie si differenzia dagli altri polizieschi per due caratteristiche importanti. La prima è addirittura rivoluzionaria, in quanto in ogni episodio viene svelata subito l’identità dell’assassino, mentre si sa che nei gialli classici ciò avviene solo nel finale; pertanto, negli episodi di "Colombo", l’attenzione dello spettatore si sposta subito dal "CHI è il colpevole" al "COME l’investigatore riuscirà ad incastrare il colpevole". Ogni puntata è una specie di "duetto" che segue un percorso sempre uguale e collaudato. Dopo il sopralluogo di rito accanto ai colleghi della "scientifica", il fiuto del tenente individua quasi subito il principale sospettato con il quale inizia un crescendo di botta e risposta fino allo smascheramento finale. Assillato e stressato dall’asfissiante presenza del detective, l’omicida è alla fine la vera vittima d’ogni puntata, tanto che confessare il proprio reato diviene per lui un’autentica liberazione.

In questo telefilm - dove sono bandite le scene d’azione per privilegiare la psicologia dei personaggi - c’è un altro elemento peculiare: il fatto che esso è improntato sul tema dell’APPARENZA.

Il tenente Colombo guida una vecchia e sobbalzante Peugeot degli anni ’50 con la capote che fa acqua da tutte le parti, fuma sigari di marca scadente, indossa perennemente un logoro e sgualcito impermeabile, il suo aspetto è trasandato (i capelli sono spesso in disordine e a volte dimentica di radersi), ha l’aria distratta (spesso fa delle gaffes o divaga raccontando aneddoti sui suoi parenti e specialmente su sua moglie), ma soprattutto ha un approccio umile e impacciato nei confronti dei sospettati (sovente li adula, complimentandosi ad esempio per la loro bella casa); in realtà questa è solo una maschera che Colombo indossa sul lavoro, egli, infatti, è un personaggio estremamente intelligente e furbo: un abile investigatore, insomma, ma un ancor più sottile psicologo.

Egli deve fronteggiare e smascherare assassini ricchi, famosi, colti, dotati di grande autocontrollo ma soprattutto molto intelligenti e astuti come lui; adotta perciò la strategia dell’apparenza che è la sua arma vincente: egli fa credere loro di essere quello che non è in modo che costoro lo sottovalutino e, commettendo degli errori, si scoprano consentendogli di assicurarli alla giustizia.

In ogni puntata di questo telefilm si gioca un’ideale partita a scacchi tra due sfidanti intellettualmente all’altezza l’uno dell’altro; se il tenente Colombo avesse di fronte dei criminali comuni appartenenti alla malavita organizzata, questa caratteristica si perderebbe e il telefilm non funzionerebbe.

Molto del successo di un attore è dovuto al suo doppiatore: per molti anni Giampiero Albertini ha prestato la propria voce al tenente Colombo conferendogli un caratteristico accento brianzolo facendolo sembrare ancora di più un uomo comune in contrasto con la classe sociale dei suoi avversari. Con la sua scomparsa e la conseguente sostituzione del doppiatore, gli episodi più recenti hanno perso parte del loro fascino.

Fino ad oggi non sono ancora stati svelati tre misteri su Colombo:

1) qual è il suo nome di battesimo?

2) chi è quella santa donna di sua moglie?

3) perché dopo tanti successi conseguiti sul campo è rimasto tenente e non è ancora stato promosso?

Concludendo, ogni puntata di questo telefilm è quasi un piccolo saggio di psicologia spicciola sull’apparenza: noi tutti siamo soliti giudicare quelli che non conosciamo fermandoci all’esteriorità; ciò è tanto più vero nell’epoca nostra dove l’impatto dei media e l’influenza della pubblicità sul nostro modo di pensare hanno diffuso nella gente un autentico culto per l’immagine esteriore.

Gli episodi di Colombo ci ammoniscono con semplicità, avvertendoci che l’abito non fa il monaco, che le apparenze sovente ingannano e che non è bene abbandonarsi ad affrettati giudizi sulle persone perché potremmo accorgerci troppo tardi di averle sopravvalutate o (peggio ancora!) come nel caso del tenente Colombo, di averle … sottovalutate!