IL MINISTERO LITURGICO DELL'ACCOLITO

A cura di Maria Carla Papi

Il termine accolito deriva dal greco. La forma verbale corrispondente significa: andare dietro, seguire, accompagnare. Nel linguaggio del Nuovo Testamento essa riveste il senso vasto e profondo di sequela di Gesù.

Dell'accolito in senso liturgico sentiamo parlare per la prima volta nel secolo III. In una lettera indirizzata a Fabiano di Antiochia, papa Cornelio afferma che nella Chiesa romana vi sono quarantasei presbiteri, sette diaconi, sette suddiaconi, quarantadue accoliti e cinquantadue esorcisti, lettori e ostiari. Liste simili ne troviamo anche in seguito. Documenti liturgici veri e propri relativi all'accolitato risalgono tuttavia solo a un periodo più recente e trovano infine il loro riconoscimento ufficiale nel rito di ordinazione del secolo VIII. Secondo questo rito il candidato veniva chiamato a svolgere il servizio dell'accolito con una preghiera di benedizione e la consegna di un sacchetto di lino destinato a contenere l'eucaristia. L'accolito la porgeva dentro di esso al sacerdote per la frazione e la portava ai malati.

Più tardi troviamo un rito cambiato e ampliato, che prevedeva nella sua parte centrale la consegna di un candeliere con le candele spente e dell'ampollina vuota. Ma non solo il rito fu cambiato, pure il servizio all'eucaristia come aiutante del sacerdote fu ridimensionato.

In questa forma l'accolitato costituì fino a pochi anni or sono il grado più alto degli «ordini minori». Il ministero dell'accolito, una volta autonomo e permanente, era diventato nel corso del tempo una tappa verso l'ordinazione sacerdotale. Per quanto fosse cosa ragionevole che un sacerdote venisse preparato in maniera graduale ai compiti del suo ufficio, tuttavia in questo modo i ministeri liturgici persero la loro indipendenza e il loro senso originario. Essi furono conferiti solo più a chierici e in previsione della loro futura ordinazione sacerdotale; appunto per questo furono anche detti «ordini minori» e considerati come articolazione del sacramento dell'ordine.

I ministeri liturgici veri e propri, come ad esempio il servizio all'altare, furono svolti da altri, senza che avesse luogo una iniziazione e una investitura liturgica per queste funzioni. Si ebbero così ordini, cui non corrispondeva alcuna funzione, e funzioni che mancavano dell' «ordine».

Il ministero dell'accolito fu ripristinato nel 1972. Nella lettera apostolica «Ministeria quaedam» leggiamo: «L'accolito è istituito per aiutare il diacono e per fare da ministro al sacerdote. È dunque suo compito curare il servizio dell'altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della santa messa; inoltre distribuire, come ministro straordinario, la santa comunione tutte le volte che i ministri, non vi sono o non possono farlo per malattia, per l'età avanzata o perché impediti da altro ministero pastorale, oppure tutte le volte che il numero dei fedeli, i quali si accostano alla sacra mensa, è tanto elevato che la celebrazione della santa messa si protrarrebbe troppo a lungo. Nelle medesime circostanze straordinarie potrà essere incaricato di esporre pubblicamente all'adorazione dei fedeli il sacramento della santa eucaristia e poi di riporlo; ma non di benedire il popolo» (VI). Un confronto tra i compiti precedenti e quelli attuali non lascia trasparire grandi differenze; va considerata come nuova solo la facoltà di distribuire la santa comunione in casi particolari. Ma pure questo, come abbiamo visto, ripristina semplicemente un compito spettante all'accolito nella Chiesa antica.

3. La rinuncia al concetto di «ordini minori» (con contemporanea loro riduzione a due, per la scomparsa dell'ostiariato e dell'esorcistato), nonché l'introduzione del concetto di «istituzione liturgica», facilitano l'inquadramento teologico del ministero dell'accolitato. …  viene anche detto che esso (unitamente al lettorato) può essere conferito pure a laici; l'accolitato e il lettorato non sono più riservati ai candidati all'ordinazione sacerdotale («Ministeria quaedam » III).

L'istituzione viene conferita dal vescovo … . Il rito consiste nella consegna della patena con il pane o del calice con il vino da consacrare, mentre il vescovo pronuncia le parole: «Ricevi il vassoio con il pane (il calice con il vino) per la celebrazione dell'eucaristia, e la tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa». Nella preghiera di benedizione sui candidati imploriamo: «Benedici questi tuoi figli eletti al ministero di accoliti. Fa' che, assidui nel servizio dell'altare, distribuiscano fedelmente il pane della vita». In queste parole è contenuta una breve descrizione del ministero dell'accolito.

Compito fondamentale dell'accolito è quello di aiutare il sacerdote e il diacono all'altare. In casi particolari egli può preparare l'altare e i vasi sacri e distribuire come ministro straordinario l'eucaristia ai fedeli (cfr. ivi, n. 65). Per il resto i suoi compiti sono di varia natura. Può succedere che nella medesima celebrazione si debbano svolgere più servizi. In tal caso è opportuno suddividerli fra più individui. Se tuttavia è presente un solo accolito, tocca a lui adempiere personalmente i più importanti e lasciare i rimanenti ad altri ministranti (cfr. ivi, n. 142).

Compiti normali dell'accolito sono quelli di portare la croce nella processione di ingresso, sostenere il libro al sacerdote o al diacono durante la celebrazione e offrire loro i servizi necessari. In assenza di un diacono, l'accolito porta all'altare il corporale, il purificatoio e il messale; inoltre, aiuta il sacerdote a ricevere eventuali doni dell'assemblea, porta all'altare il pane e il vino e glieli consegna. Se si fa uso dell'incenso, gli porge il turibolo e lo assiste nella incensazione dei doni e dell'altare (cfr. ivi, nn. 143-145). Dopo la distribuzione della comunione aiuta il celebrante o il diacono a purificare e riporre i vasi. In assenza del diacono, riporta i vasi alla credenza, dove li purifica e li riordina (cfr. ivi, n. 147).

L'accolito può aiutare a distribuire la comunione al popolo. Qualora si distribuisca la comunione sotto le due specie, porge il calice ai fedeli o lo sorregge, qualora la comunione sia distribuita mediante intinzione (cfr. ivi, n. 146). Porgendo il calice al comunicando dice: «Il sangue di Cristo», e, dopo che questi ha risposto: «Amen», gli porge il purificatoio e il calice, quindi asterge il labbro esterno del calice col purificatoio (cfr. ivi, n. 244). Se la comunione è distribuita sotto le due specie mediante intinzione, egli sta col calice in mano accanto al sacerdote.

In determinate circostanze l'accolito può portare la comunione ai malati e il viatico ai moribondi. Il «Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico» contiene a questo scopo alcuni formulari. In assenza di un sacerdote e di un diacono, o qualora questi ne siano impediti, può esporre pubblicamente la santa eucaristia all'adorazione e riporla. Per fare l'esposizione apre il tabernacolo, depone eventualmente la pisside (ciborio) sull'altare oppure inserisce l'ostia nell'ostensorio. Terminata l'adorazione, ripone il santo sacramento nel tabernacolo. Non può invece impartire la benedizione col Santissimo (cfr. ivi, n. 99).

L'accolito è destinato a servire in primo luogo l'altare, ed aiutando il diacono e il sacerdote. Inoltre, può aiutare l'uno e l'altro anche in altre celebrazioni liturgiche, ad esempio nell'amministrazione dei sacramenti, nelle celebrazioni della parola di Dio e di pii esercizi. Infine, qualora sia necessario, può istruire altri fedeli che hanno l'incarico temporaneo di aiutare il sacerdote o il diacono nelle celebrazioni liturgiche portando il messale, la croce, le candele ecc. o compiendo altri simili uffici (cfr. « Ministeria quaedam » VI).